lunedì 23 giugno 2008

Something to celebrate....




BUON COMPLEANNO alla Vale e alla Lulu..
Che dire? Non ci sono 23enni più patatose di voi..

domenica 11 maggio 2008

Durante questi ultimi giorni avrei potuto scrivere migliaia di post. Ho molte idee che mi frullano in mente, molte sensazioni che mi vibrano in corpo. Ma è tutto troppo forte, troppo vivo, e appena prendo in mano la penna ogni possibile parola fugge via, come se non volesse rimanere intrappolata a vita in una goccia di inchiostro, su un foglio di carta qualunque.
Non riesco a scrivere perchè ogni pensiero è talmente mio da non voler uscire dalla mia testa.
Non riesco a scrivere forse perchè considero questo mio nuovo, insolito, silenzio come una grande conquista.
Non riesco a scrivere perchè è impossibile organizzare in un discorso quello che si potrebbe dire solo con uno sguardo. Uno sguardo che, però, per ora non voglio regalare a nessuno.
Così lascio parlare qualcos'altro. Qualcun'altro, per una volta al posto mio.
Ogni tanto riascolto questo monologo, originariamente tratto da un film che si chiama "The Big Kahuna". Ogni tanto fa bene ascoltarlo. Fa ricordare quali sono le cose importanti.
Nemmeno a dirlo, è il tipo di cosa che vorrei, prima o poi, riuscire a dire alle persone a cui tengo. Nel frattempo lo faccio usando le parole altrui..

sabato 26 aprile 2008

L'interpretazione dei sogni

Due settimane fa ho sognato "X".
Mi capita di sognarla quando mi sento piccola e indifesa. 
Il sogno è ricorrente e rappresenta la scena esatta svoltasi l'ultima volta che ci siamo viste. Lei che si riempie la bocca di cattiverie gratuite, dette allo solo scopo di ferire, stordire e marchiare. Io che rimango immobile e zitta, senza dire nulla. Senza avere la soddisfazione di rispondere con una frase ad effetto, a cui sarebbe impossibile replicare. Sono infatti troppo ferita, stordita e marchiata per pensare. La lingua non si srotola. Tanto meno il cervello.
La settimana scorsa, invece, ho sognato "Y".
Y la sogno quando mi sento in colpa.
Il sogno è sempre diverso, nulla di ricorrente o di particolarmente doloroso. Pezzi di dialoghi, corridoi di liceo. In genere sono sogni tranquilli, che però lasciano un vuoto al risveglio. Come se in realtà ci fosse un significato profondo, ma non riuscissi a capirlo.
Inutile dire che non è mai salutare sognare i fantasmi del passato. Fa male e basta. 
Da una parte perchè ancora si vorrebbe avere la soddisfazione di replicare. Dall'altra parte perchè invece si vorrebbe colmare un silenzio durato troppo e che è impossibile riavvolgere.
Peggio è se i fantasmi arrivano in coppia.
E così, visto che il mio inconscio mi vuole bene, stanotte ho sognato X e Y together. 
Eravamo in una baracca fatta di legno. L'asse delle ascisse mi faceva notare che i miei capelli avevano troppe doppie punte e che mi dovevo vergognare di andare in giro conciata così. L'asse delle ordinate invece si lamentava di essere tornata a casa alle 6 del mattino perchè aveva dovuto finire un disegno e per trovare l'ispirazione si era trattenuta fino a tardi in un pub.
Dottore, è grave?
Io credo di sì. E credo anche che sia una patologia incurabile. Anche se il caro Sigismondo direbbe che la psiche è come creta nelle sue mani e con un po' di buona ipnosi passa tutto. Tristezza, brutti ricordi. E sì, perchè no, anche quel brutto mal di gola, già che ci siamo.

Ma tornando alle cose serie, credo che andrò a spuntarmi i capelli, così almeno nelle prossime notti avrò il piacere di poter efficacemente replicare a tono. Chissà se Sigmund sa anche fare tagli alla moda.
Sogni d'oro.
"Z"

Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale, NdR.

 

giovedì 3 aprile 2008

E no, non sto scherzando

Oggi mi è arrivato il seguente sms pubblicitario.
"Vuoi ogni giorno una frase di Papa Woityla sul tuo cellulare? Attiva il servizio sms! Invia gratis un sms con scritto PAPA ON al numero *****. Costo 25 cents a sms"
E improvvisamente mi sono chiesta.. chissà se gli pagano i diritti d'autore. E chissà cosa si fumano negli uffici delle compagnie telefoniche. Ma soprattutto, chissà perchè i vertici ecclesiastici lanciano anatemi per qualsiasi cosa, ma non denunciano le cose veramente squallide. Come, ad esempio, il fatto di usare la fede come bieco mezzo per accaparrarsi un mucchio di soldi (0,25 cents tutti i giorni fanno 90 euro all'anno) che di certo non vanno a finire in beneficienza.
Amen.

venerdì 21 marzo 2008

Parlare d'amore è come ballare sull'architettura

"Ho un amico, un jazzista. Un suonatore di tromba. Davvero fantastico.. vado a sentirlo quasi ogni mese. Suona un pezzo che mi fa impazzire, una vecchia canzone di Chet Baker.. Soffia le stesse note ogni volta, e ogni volta sembrano diverse. Una notte bevemmo qualcosa, quando ci davo giù con il bere.. e cercai di dirgli quello che la canzone mi ispirava, quello che la musica mi ispirava, insieme al suo modo di suonare. Lui si limitò a scuotere la testa e a dire: Joan, non si può parlare di musica. Parlare di musica è come ballare sull'architettura... Ed io dissi, beh allora se fai il filosofico con me non serve parlare di tante altre cose. L'amore, per dire! Il mio amico rise e disse: esatto! Più che esatto. Parlare dell'amore è come ballare sull'architettura... Sai non lo so. Magari ha ragione. Ma questo non mi impedirà di provarci.."

Ieri sera ho riguardato Scherzi del cuore, un film sconosciutissimo, nonostante sia costellato di personaggi famosi (Sean Connery, Angelina Jolie, Ryan Philippe, la Scully di X - Files..).
E sono arrivata alla conclusione che sebbene io sia sempre stata un po' come Joan, presto o tardi diventerò come Meredith. E in fondo forse è un bene, perchè un po' di difese bisogna pur erigerle. Solo io non l'ho ancora capito.
Comunque l'importante è non finire per diventare come Gracie. Ma mi conosco troppo bene e penso proprio che non ne esista la possibilità.



martedì 18 marzo 2008

Tre. Due. Uno.

Dicono che urlare sia un atto estremamente distensivo.
Tre. Due. Uno.

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!
Sul tirare fuori la voce ci sto lavorando.

lunedì 10 marzo 2008

I giorni della valigia


I giorni della valigia sono quelli in cui tutti (ma proprio tutti) i passeggeri dell'autobus ti guardano male. Perché essenzialmente occupi spazio, perché dai fastidio, perché turbi il tipico torpore delle 7.30 del mattino. Da quando hai sostituito il trolley con un semplice borsone da palestra le persone sono forse diventate un pelo più benevole nei tuoi confronti. Ma non ci giureresti.
I giorni della valigia sono quelli in cui hai paura di aver scordato qualcosa di essenziale. Ad esempio il caricabatteria del cellulare. Oppure il caricabatteria del pc. Oppure il caricabatteria della macchina fotografica. Insomma, un caricabatteria, per fare un esempio.
Ma i giorni della valigia sono anche quelli in cui arrivi, appoggi il borsone in salotto, fai una carezza ai gatti e ti rendi conto che la casa è vuota. E questo ti piace, ti piace smisuratamente. Perché c’è silenzio, perché hai uno spazio che per un paio d’ore è tuo, perché puoi pensare senza che niente te lo impedisca. Disfi la valigia, avendo cura di mettere tutto come vuoi tu, perché qui lo puoi fare. Il libro di fianco al letto, i calzini a righe da una parte, quelli “da adulti” (termine usato dalla nonna per denominare i calzini unicolor) da un’altra. E per un po’ è tutto perfetto, soprattutto ora che le giornate si allungano e puoi tenere la finestra aperta in cucina fino a tardi.
Ovviamente i giorni della valigia sono anche quelli in cui la schiena ti duole e arrivi a casa con il fiatone, perché ammettiamolo, non hai più il fisico (se poi ce l’hai mai avuto un fisico!). Sono quelli in cui avresti bisogno di un massaggio, perché dopo ore di lezione e il percorso verso casa il male al collo è una triste ed inesorabile certezza. E sono anche quelli in cui speri che il barilotto della serratura non si inceppi di nuovo, perchè con i vicini fai sempre la figura di quella che sta cercando di scassinare una porta. Ma sono anche i giorni in cui un’adorabile delinquente di gatta bianca e nera ti cammina sulla tastiera del computer mentre tu desideri ardentemente scoprire che internet macina correttamente i suoi byte (se mai si chiamano così).
Sono i giorni in cui decidi di riprendere a scrivere un diario. Sono i giorni in cui decidi di riprendere a scrivere sul blog. Sono i giorni in cui ti chiedi se non era meglio cercarsi un lavoro invece di fare tutta questa fatica. Sono i giorni in cui senti quel germoglio crescere sempre più.
I giorni della valigia sono i giorni in cui porti sulle spalle te stessa: un paio di jeans, due maglie, biancheria, libri, quaderni, computer, macchina fotografica e agenda straripante di annotazioni. Pensieri e desideri. Che forse sono quelli che, in fin dei conti, pesano di più.